Valextra incontra Zaven

Il duo del poliedrico Studio veneziano spiega in che modo funziona il loro processo creativo, come si tramanda il sapere e com’è nata la collaborazione con Valextra per il Salone del Mobile 2025.

In occasione del Salone del Mobile 2025, Valextra celebra l’eccellenza nel design e nell’artigianato milanese attraverso una collaborazione con Zaven, Studio di design veneziano con cui condivide la visione progettuale fondata sull’interazione e sulla sperimentazione architettonica. Da questo dialogo nasce la valigia Costa70+Zaven, un oggetto di design essenziale e contemporaneo.

Ad accompagnare l’installazione, due borse in edizione limitata – Iside Resin Dyes Mini e Milano Resin Dyes Mini – arricchite da manici in resina dai toni vibranti e chiusure con colori ispirate ai nostri archivi, evocano la spontaneità e la ricerca formale che contraddistinguono il lavoro di Zaven.

In occasione del debutto del progetto alla Milan Design Week, abbiamo incontrato Enrica Cavarzan e Marco Zavagno per esplorare le loro ispirazioni e il pensiero alla base del loro studio.


Valextra: Come descriveresti Zaven?


Zaven: Zaven è uno studio di design multidisciplinare in cui la ricerca e la sperimentazione giocano un ruolo fondamentale. Ci muoviamo tra graphic design, product design e comunicazione visiva, esplorando sempre il dialogo tra forma e funzione. La collaborazione è al centro della nostra attività; crediamo che lo scambio di idee e prospettive porti a progetti più significativi e d'impatto.


V: Come vi siete conosciuti e perché avete deciso di fondare uno Studio insieme?


Z: Ci siamo incontrati quando studiavamo e ci siamo subito resi conto di condividere la stessa passione per il design e la capacità di dare vita a idee attraverso gli oggetti. Abbiamo deciso di fondare Zaven perché desideravamo costruire uno spazio dove poter sperimentare liberamente, superare i confini e sviluppare un linguaggio nostro. Lo Studio è diventato una base in cui esploriamo il design al di là delle sue definizioni convenzionali, mettendolo sempre in discussione.


V: Il vostro lavoro è noto principalmente per il mettere in relazione due diversi elementi: perché questo approccio vi affascina?


Z: Siamo sempre stati affascinati dalle connessioni tra materiali, colori, discipline e persino tra le persone. Il design per noi è una conversazione. Concentrandoci sulle interazioni, creiamo oggetti che invitano al coinvolgimento e al dialogo, invece di essere solo oggetti statici. Questa dualità riflette il modo in cui lavoriamo assieme, in cui vediamo il design, come uno scambio continuo.

V: Cosa vi ha portati alla collaborazione con Valextra per Costa70+Zaven


Z: Questo progetto si è rivelato un'inedita opportunità per esplorare il patrimonio di Valextra e allo stesso tempo offrire il nostro punto di vista. La valigia Costa è un'icona di eleganza senza tempo e ci ha intrigato l'idea di reinterpretarla. Uno degli elementi chiave del nostro approccio progettuale è stato la creazione di uno spazio che consenta all'utente di interpretare, interagire e modellare a piacimento il prodotto finale per cui il progetto è nato. 



In questo caso, ad esempio, abbiamo fornito una serie di elementi modulari che possono essere disposti liberamente, per comporre microarchitetture o sculture all'interno di uno spazio. È un concept che gioca con l'idea di equilibrio e colore, trasformando la valigia in un sistema aperto che incoraggia al gioco e all'esplorazione. Ci piace l'idea che il design non sia un risultato finale, ma piuttosto una conversazione in evoluzione tra l'oggetto e la persona che lo utilizza.


V: Avete creato una scultura dalla valigia? Se sì, Come e cosa ne è nato?


Z: Abbiamo esplorato molte strade, in una continua ricerca tra forma ed equilibrio. Dalla prima bozza realizzata in studio con blocchi di legno e schiuma fino all'oggetto finale, abbiamo privilegiato composizioni leggere con pochi elementi che sembrano fluttuare nello spazio. L’interazione fra gli elementi non si è rivelata solo un interessante esercizio di design, ma anche un'esperienza meditativa, un modo coinvolgente per allontanare lo stress e abbracciare un momento ludico e creativo.


V: Il processo del progetto vi ha portati a osservare qualcosa di inaspettato?


Z: Assolutamente sì. Lavorare con un oggetto così storicamente significativo ci ha portato a interrogarci sul rapporto tra design e memoria. Ci siamo trovati attratti dall'idea che gli oggetti siano testimoni del tempo, portatori di storie ed esperienze. Questo ci ha spinto a pensare oltre l'estetica, concentrandoci sugli strati emotivi e narrativi del design. Inoltre, il processo ha rivelato come la decostruzione possa essere una forma di reinterpretazione. Scomponendo la valigia nei suoi elementi essenziali, abbiamo scoperto nuove possibilità di forma e significato, rafforzando la nostra convinzione che ogni oggetto ha un potenziale latente che aspetta di essere scoperto.


V: Qual è la vostra percezione di Valextra come brand del lusso nel mondo del design?


Z: Il Marchio Valextra incarna un equilibrio peculiare tra tradizione e avanguardia. È profondamente legato alle arti artigianali, ma la sua ricerca costante è sull'innovazione. Questa tensione tra memoria storica e design contemporaneo fa sì che Valextra si distingua non solo come marchio di lusso, ma come leva culturale nel mondo del design.

V: Sia Zaven che Valextra sono stati insigniti del Premio Compasso D’Oro. Che effetto fa avere ricevuto un simile riconoscimento?


Z: Vincere il Compasso d'Oro è stato un onore incredibile. Rappresenta il riconoscimento non solo di un singolo progetto, ma di una filosofia progettuale che valorizza la ricerca, la precisione e la profonda comprensione della forma. In più, rafforza la nostra convinzione di quanto sia importante sperimentare e spingersi oltre i propri limiti, nel rispetto dell'essenza del design.


V: Quanto influisce il fatto di essere un marchio italiano sull'approccio alla creatività e al design?


Z: L'Italia ha una storia così ricca di design e artigianato che inevitabilmente influenza il nostro lavoro. Il forte legame culturale con l'estetica, la materialità e lo storytelling si riflette anche sul nostro approccio. Però vogliamo anche guardare oltre la tradizione, abbracciando nuove influenze contemporanee e prospettive globali.


V: Siete anche docenti di design. Quale messaggio desiderate trasmettere a chi vuole diventare designer?


Z: Uno dei fattori chiave che condividiamo con gli studenti è l'importanza della curiosità. Il design non è solo creare oggetti, ma è anche comprendere il mondo attraverso di essi, è il mettere in discussione sempre tutto e porsi in costante esplorazione. Incoraggiamo i giovani designer ad abbracciare la sperimentazione, a non avere paura delle loro idee e a vedere il design come uno strumento di dialogo e di cambiamento.